
La nuotata a farfalla
Nuoto: il delfino per tutti
Un po’ di storia
Tutto parte dallo stile rana. Per più di 300 anni questa nuotata sembrava quella più semplice ed immediata per spostarsi nell’acqua. È proprio da qui che parte l’evoluzione di tutte le altre nuotate.
La prima apparizione della nuotata a delfino, è nel 1927 quando il nuotatore e pallanuotista tedesco Erich Rademacher nuota una gara a rana portando le braccia fuori dall’acqua. Nel 1933 Henry Myers riprende lo stile, nuotando nello stesso modo mentre l’anno successivo, è David Ambruster a perfezionarne la bracciata creando il Butterfly ( stile farfalla). Solo nel 1935 Jack Sieg elabora il colpo a gambe unite, detto a coda di pesce, che viene approvato dalla FINA solamente nel 1950. Nel 1953 lo stile farfalla viene riconosciuto ufficialmente e nel 1956 fa la sua prima comparsa ai Giochi Olimpici. (da Wikipedia)
Nuotare a delfino è veramente difficile?

La nuotata a farfalla si è evoluta nell’arco del tempo
Forse non lo sai, ma il delfino risulta difficile da imparare, solo perché viene nuotato meno rispetto alle altre nuotate.
E’ una nuotata che richiede coordinazione e ritmo giusti, di conseguenza le prime volte si sprecano molte energie.
In fondo, come tutte le cose è solo una questione di pratica e di forma…
Il mio consiglio
Nuotare a delfino non è difficile, basta buttarsi nell’acqua e mettersi all’opera. Sin da piccoli, siamo in grado di imitare il delfino con il tipico movimento a onda. Grazie al suo movimento simmetrico di gambe e braccia è possibile inserire il suo insegnamento fin da subito.
Chiaramente si parla di una versione semplice e di base, diversa da quella dei nuotatori agonisti. Il livello tecnico l’ho adattato, nei miei anni di esperienza, a chi nuota tranquillamente gli altri stili e vuole imparare anche il delfino.
Per iniziare bisogna provare a fare il colpo di gambe e la bracciata
- le gambe si muovo in modo simmetrico con le punte dei piedi distese, come la coda di un delfino
- le braccia eseguono una doppia bracciata a stile libero.
Ora costruiamo l’onda, il movimento che dà efficacia alla nuotata delfino
Iniziamo
- sei disteso sull’acqua in posizione prona (pancia in giù con il viso immerso)
- le braccia lungo i fianchi (per creare meno resistenza)
- gli occhi guardano in direzione dell’ombelico
- porta i talloni verso il sedere poi distendi le gambe, calciando l’acqua verso il pavimento e dietro di te
- cerca di rimanere rilassato. Non irrigidirti con il corpo. Pensa all’onda del mare
- se il tuo sguardo è rivolto all’ombelico, il tuo busto scende sotto la superficie
- quando sei sceso un po’ sotto la superficie
- alza lo sguardo e punta gli occhi in avanti verso la fine della vasca
- vedrai il tuo corpo ritornare in superficie. Resta immerso con il viso nell’acqua.
- per respirare appoggia i piedi a terra e respira.
In pratica esegui una specie di U con il corpo come si vede nel video. La testa rimane sempre immersa, perché imparerai la respirazione più avanti.
Semplicità rimane sempre la parola chiave per imparare.
Esegui il movimento per diverse vasche per migliorare la sua forma.
KAIZEN!
Aggiungi il secondo colpo di gambe
Continua a fare questa serie di movimenti per renderli più facili.
- dopo aver alzato lo sguardo, dai un secondo colpo di gambe per tornare in superficie
- la testa è il tuo timone
- fai attenzione a non scendere troppo in basso.
- Nel video vedrai che hai bisogno di capire la giusta forza da mettere nel primo colpo di gambe per tornare in superficie nel minor tempo possibile
- ricorda di tenere le gambe rilassate, così quando alzi la testa, sono già pronte per calciare.
- Nel video si vede bene questo particolare. Fai attenzione e prova!
Ricorda di non usare molta forza.
Ripeti tutti i movimenti lentamente così d’aver il tempo per pensare ed agire.
Il delfino è l’ultimo stile che si insegna. solo uno che non ha mai gareggiato, e quindi nuotato a delfino veramente, può dire una sciocchezza del genere e cioè che il delfino si può insegnare subito. il delfino è la massima espressione di coordinazione nel nuoto e non è una questione di sola potenza, anzi la potenza viene dopo per fare i tempi. fino a che non si impara perfettamente lo stile libero, il dorso e la rana è dannoso insegnare il delfino perché si acquisiscono difetti di nuotata poi difficili da togliere. un altro errore comune è che molti… Leggi il resto »
Grazie Dario per il tempo che hai dedicato a leggere il nostro post e per aver lasciato il tuo commentato. Io la penso un po’ diversamente, ma nulla toglie a te di esprimere liberamente il proprio pensiero, anzi credo che i punti di vista diversi siano un buono spunto per crescere e migliorarsi. Nel mio caso sono felice di aver adottato questo modo di vedere e insegnare il delfino perché mi ha permesso di farlo nuotare (e amare) a tutti i miei allievi di ogni età, in maniera semplice, economica e piacevole. Grazie
sì però le cose si possono dire anche in modo diverso… fatti una camomilla
GRAZIE!
Ciao Annamaria grazie a te per aver letto e commentato il nostro post. Mi auguro che ti possa esser stato di aiuto. Nela frattempo se hai curiosita’ sul nuoto non esitare a chiedere. Kaizen!
Ho letto tutto con molto interesse perché a me lo stile a delfino piace molto. Come tutti gli articoli di questo blog le spiegazioni sono chiare e concise. Ho imparato questo stile circa un anno fa (e non è ancora finita) dopo aver fatto, rifatto e sbagliato un sacco di volte. Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, non è uno stile semplice, bisogna provarlo provarlo e provarlo ancora. Ascoltare la voce fuori vasca che ti accompagna e ti corregge è fondamentale e non mollare è essenziale. Credici e sei già a metà dell’opera. Buon delfino a tutti 🐬
Brava Lella, hai detto bene, crederci ti porta nella direzione giusta, la differenza poi sta nell’azione, nel mettersi in gioco, nel sbagliare e riprovare, mettendo, giorno per giorno, tutti i tasselli del mosaico nell’ordine giusto.